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Artisti verso il domani

Aurelia Maria De Stefano e la maieutica dell’Arte

Sono sprazzi di colore, di futuro e di speranza, le vite dei giovani che sentono l’arte,
che la indossano come una seconda pelle. Oggi sono qui a parlare con Aurelia Maria
De Stefano
, 24 anni, che vive a Carpi, in quell’Emilia già Patria di affermati nomi
legati all’Arte, cito i Carracci, e, giusto per rimanere nella stessa città, Girolamo da
Carpi.


D – Come hai scoperto l’Arte, con le sue tecniche, le sue gestualità, la possibilità di
immergersi in un mondo parallelo fra il tuo reale e la tua immaginazione?

A – Ho sempre avuto una particolare inclinazione per il disegno, fin da bambina, ma
l’ho concretizzata pochi anni fa trasformando un passatempo in una passione reale,
informandomi e formandomi su quelli che poi sono diventati la mia tecnica e la mia
scelta dell’uso dell’acrilico.
La possibilità di immergersi in un mondo parallelo tra realtà e immaginazione è ciò
che definisco il “potere dell’arte”. L’opportunità di unire l’oggettivo e il soggettivo su
una tela dà la possibilità di esprimere sè stessi in una dimensione che mescola la
ragione e il sentimento.

D – Ho letto in una tua intervista a tempo news del 5 aprile 2023 che nella tua
famiglia si respirava già Arte.

Sorride Aurelia

A – Sì, è vero, ce l’ho nel dna questo amore. Mia nonna Aurelia, da cui ho preso il
nome è una insegnante d’arte in pensione. Ha sempre dipinto, ci sono ritratti di me e
mia sorella eseguiti da lei. Spesso e volentieri mi faceva partecipare a sue sessioni di
pittura. Quando però mi sono iscritta al corso di laurea in Scienze e tecniche
psicologiche allora ho sentito l’esigenza di dare libero sfogo alla mia personale vena
creativa.

D – Fare arte è comunicare, tu privilegi questa modalità di comunicazione, per dire al
Mondo come ti rapporti all’Universo. Quali emozioni suscita in te camminare fra gli
altri e la Natura? E che altro provi?

Considero l’arte la più alta forma di comunicazione. Poter trasmettere emozioni e
interpretare i sentimenti umani è un vero privilegio.
Ciò che mi spinge a rapportarmi all’Universo in questo modo è l’immensa possibilità
di far riscoprire a chi vede i miei quadri i suoi sentimenti più intimi, attraverso una
interpretazione personale delle mie Opere.

D – Penso ad Onda, il nome di una serie di tuoi quadri dove predomina l’azzurro, a
cui sei particolarmente legata. Mi soffermo sul primo della serie, Marea, dove lo
spettatore ha come la sensazione pura di scendere negli abissi per poi risalire a
cercare il respiro sopra le onde.

A – Sono particolarmente legata alla serie “Onda” perchè è proprio quella che mi ha
fatto intraprendere seriamente il percorso di ARTETERAPIA, dandomi modo di
esprimere sentimenti e voglia di trasmettere qualcosa agli altri. La sensazione che tu
richiami e che traspare guardando il primo quadro di questa serie, “Marea”, è proprio
ciò che volevo esprimere. Poter risalire in cerca di questo “respiro in più”
in qualsiasi situazione della vita. Certo, come tutte le opere può essere letta in svariati
modi.
Soprattutto noi che oggi viviamo un’epoca troppo veloce, dove un mondo che sembra
aver connesso tutti tramite i social in realtà crea molta solitudine ed emarginazione.
Abbiamo la necessità di costruirci una forza interiore che nei momenti difficili, nelle tempeste della vita, ci faccia avere una visione più ampia dell’umanità, che ci dia quella spinta verso la luce, quella capacità di riemergere, proprio come cerco di rappresentare nella serie “Marea” e di suggerire a chi guarda quel quadro.

D – Pensi che la bellissima e vivace Regione dove vivi influenzi la tua arte? E se sì,
come e perché?

A – La mia arte è proprio un ritagliare del tempo per me stessa, per ascoltare i miei
pensieri e le mie emozioni. Essere nata e cresciuta in Emilia Romagna credo sia una
fortuna, sia perché è una Regione con tantissime bellezze naturali che possono essere
già da sole fonte di ispirazione per ogni artista, sia per la storia dell’arte di cui tutte le
citta’ emiliane sono pregne. Molto apprezzabile è anche l’interesse che questa regione
ha nei confronti dell’arte e della cultura in generale.
Apprezzare l’arte vuol dire innanzitutto saper riconoscere la bellezza, vuol dire saper
dare valore al nutrimento dell’anima, vuol dire acquisire abilità di trattenere solo ciò
che è davvero essenziale
, ci induce a scegliere tutto ciò che ci può migliorare.
Vivere in una regione che investe e crede in questi valori artistici è certamente
molto stimolante.

D – Come valuti la situazione nella tua Regione riguardo al settore artistico?

A – Ogni città dell’Emilia Romagna è un incontro tra arte, pittura, architettura e
scultura
.
Basta pensare a Modena, Ravenna e Ferrara riconosciute come Patrimonio
dell’Umanità grazie all’eredità storica che le ha rese uniche al mondo. E’ d’obbligo
poi ricordare Bologna, con la sua Pinacoteca Nazionale che ospita capolavori di
artisti come Raffaello, Parmigianino e Vasari, rappresentando una delle più
importanti raccolte tra i musei italiani.

D – E i giovani, vengono incoraggiati nella tua Regione?

Molto. In particolare voglio ricordare l’Associazione Giovani Artisti Emilia Romagna (GA/ER) costituita dai dieci Comuni capoluoghi di Provincia dell’Emilia-Romagna. Finanziata dalla Regione Emilia Romagna, l’Associazione realizza percorsi e progetti di produzione, formazione, promozione e mobilità nazionale e internazionale per giovani creativi e creative dell’Emilia-Romagna. L’intento è quello di valorizzare e promuovere i giovani della Regione, i loro talenti e competenze, propiziando opportunità e occasioni di crescita professionale per costruire insieme un futuro dove ogni artista abbia la possibilità di trasformare la propria vita seguendo le proprie passioni, scoprendo nuove strade. I giovani artisti potranno così crescere nel proprio percorso e trovare vere occasioni lavorative che li sottraggano alla dilagante precarietà giovanile

D – Ripensa i tuoi lavori. In quale ti ritrovi di più? Quale ti riempie di orgoglio?
Tenendo presente, ovvio, che siamo ancora in cammino e che dietro l’angolo c’è
sempre la ricerca.

A – L’opera in cui mi ritrovo di più è “Oltre la conoscenza” perché è proprio su
questa tela che ho espresso al massimo ciò che voglio rappresentare: la curiosità e il
desiderio verso l’ignoto che si cela dentro ognuno di noi. Una sorta di inno al mistero,
quella sete di conoscenza che puo’ essere solo un po’ alleviata nel momento in cui ci
inoltriamo al di là dei confini.

D – Dove vuoi che ti conducano i tuoi passi nell’Arte?
A – I miei passi nell’arte vorrei mi conducessero alla totale espressività dei miei
sentimenti e nel poter far rispecchiare gli altri in essi. Secondo me, l’arte non deve
insegnare niente, deve saper tirare fuori ciò che abbiamo già dentro ma non
riusciamo a esprimere.

D- Per ricordare il caro Socrate, l’Arte deve esprimere una sua capacità maieutica?

A- Proprio così!

E sorride ancora Aurelia.

Anna Bertuccio
Anna Bertuccio
Sono nata a Messina. Studi giuridici. Passioni: suonare, dipingere, scrivere. Dopo la Sicilia, il Veneto, e poi il Trentino. Interessi: viaggi, fotografia, filosofia. Prima pubblicazione: “La luna di Balarm”, finalista al 3^ Premio Internazionale “Salvatore Quasimodo”. Seconda pubblicazione, “La bouganville arancio. Terzo libro “Altra voce”, vincitore del 1^Primo premio Internazionale “Maria Cumani Quasimodo”2017 e del Premio Vermentino 2019. Del 2018 la silloge poetica “Strie di sale”. Nel 2021 “L’Isola delle donne volanti”. Collaboro con il magazine on line iovivobene e mi dedico al volontariato.

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